L’Oliveto della Riviera Ligure si arricchisce di una nuova figura di riferimento, l’agronomo, che approfondirò le tematiche della produttività e della dimensione fitosanitaria.
L’agronomo è una figura molto importante per l’olivicoltura del prossimo futuro, se non già del presente. Si parla di una persona che osserva, indaga, analizza allo scopo di creare condizioni di sostenibilità nelle azioni agricole. Anche nell’olivicoltura ligure ci si trova di fronte ad una grande sfida. L’olivo è un albero “lento” che si adatterà alle mutate condizioni atmosferiche. Però, ora, adesso, si attraversano stagioni anomale, picchi di caldo, eventi pluviometrici improvvisi e rovinosi, umidità eccessive. Una condizione che porta verso rischi fitosanitari, mentre si determinano condizioni di stress ambientale a cui le piante sono chiamate a rispondere.
Un occhio attento all’ecologia dell’oliveto e all’interazione delle sue componenti, pianificando strategie di azione adeguate.
L’elemento base di questo approccio è costituto dalla conoscenza di tre elementi principali: la pianta e i suoi processi metabolici, i parassiti e la loro biologia di sviluppo, l’ambiente di coltivazione e la sua evoluzione.
Se le condizioni complessive sono equilibrate, si potrebbe coniugare una produzione qualitativamente e quantitativamente elevata con il rispetto delle componenti dell’ecosistema oliveto.
L’obiettivo primario è l’efficacia di un protocollo di azione utile, come riferito dall’osservazione sul campo: sarà possibile intervenire tempestivamente, sia in relazione ai parassiti chiave (tra tutti la mosca olearia) che in rapporto alle necessità nutrizionali della pianta.
La voce dell’agronomo: la situazione in Oliveto, al momento.
L’oliveto della Riviera Ligure, gestito dal Consorzio di Tutela, si colloca sulla collina di Lucinasco, in una tipica zona di versante terrazzato interamente coltivato a Taggiasca.
I rovesci temporaleschi delle ultime settimane, associati a livelli di umidità piuttosto elevati hanno mantenuto condizioni favorevoli alla presenza della mosca olearia. Grazie al monitoraggio con trappole, si notato un livello di infestazione tali da giustificare un intervento larvicida.
Ogni annata presenta problematiche di questo genere. Non si dovrebbe parlare più di trattamenti, ma di gestione. L’olivicoltura ligure non viene generalmente seguita in modo adeguato. Si fanno calcoli di retroguardia, composti di cure minimali, volte ad assicurare una produzione minima e a contenere al massimo le spese di coltivazione.
L’agronomo si pone anche ulteriori domande: abbiamo un bilancio pluviometrico migliore rispetto all’anno scorso, ma in due anni ha piovuto veramente poco. Il 2022 è stato anno arido e il 2023 si è un po’risollevato con tardive piogge primaverili, ma nel primo trimestre, almeno in provincia di Imperia, si arriva a 47 mm di pioggia, meno di 20 mm al mese (fonte G.Nebbia, The Meteo Meniak). Ci si pone il problema dell’efficacia dell’irrigazione, anche se la pioggia naturale è senza dubbio una migliore soluzione.
Altra problematica in discussione riguarda l’inerbimento. L’erba assolve più funzioni. Ne parleremo.
Infine, qualche parola, in futuro, sulla meccanizzazione: gli oliveti su terrazzamenti sono poco o per nulla meccanizzabili. Sarà vero?
Arrivederci ai prossimi appunti dell’agronomo, dove racconteremo quello che abbiamo osservato e le azioni svolte nell’oliveto della Riviera Ligure.