Calo delle temperature, piogge (anche se scarse), umidità in aumento. Questo il quadro generale della prima parte di settembre che mostra ancora un marcato deficit idrico.
Le olive si trovano nella fase tra l’ingrossamento del frutto e l’inizio dell’invaiatura ovvero il viraggio del colore, con una certa differenza tra le diverse zone altimetriche e tra zone più asciutte e zone più umide, nell’ambito di un’annata olivicola che in Liguria si presenta critica a Levante e sofferta, ma quantomeno con una parte di produzione a Ponente. Le piante presentano sintomi di stress legati a tre fattori principali: il perdurare di alte temperature, la carenza d’acqua e una radiazione luminosa molto prolungata.
Il progressivo rammollimento della polpa che accompagna le trasformazioni chimico-fisiche dell’olivo durante il processo di maturazione costituisce l’inizio della lunga volata che precede la raccolta: la drupa passa dal verde al giallo-verde per poi iniziare ad accumulare antociani (composti fenolici) al viraggio del colore; aumenta la componente lipidica (in particolare aumentano gli acidi grassi oleico e linoleico e diminuiscono il palmitico e lo stearico) e le gocce di olio vengono prodotte nella polpa, oltre a tutta un’altra serie di trasformazioni; l’ossidazione (sia chimica che enzimatica) degli acidi grassi durante la frangitura e la gramolatura è responsabile dei profumi dell’olio di oliva.
La previsione è di una produzione limitata che verrà raccolta non appena raggiunto il massimo punto di inolizione possibile (fine ottobre, primi di novembre).
Andamento dell’accumulo di olio nel frutto (Tombesi e Gucci, 2007).
Un mese critico insomma, in cui viene a essere fondamentale avere ancora qualche freccia all’arco della difesa fitosanitaria. La situazione meteorologica, in particolare l’umidità e la temperatura, costituirà il fattore principale con il quale confrontarsi nelle prossime settimane.
Le tignole rodiscorza Euzophera bigella e E. pinguis non paiono destare grande preoccupazione, nonostante la seconda risulti molto più attiva della prima, contro le previsioni.
Confronto tra catture di E. pinguis e E.bigella (trappola)
Il principale fattore di preoccupazione resta la mosca olearia che nell’oliveto dimostrativo del Consorzio di Tutela si mantiene attiva (come in tutto il comprensorio) ma con bassi livelli di infestazione (intorno al 2%). L’attività di monitoraggio consente di osservare principalmente larve di I età (le più piccole) e alcune uova.
Continua il volo degli adulti, catturati attraverso le trappole Flypack ma con una significativa diminuzione tra la prima e la seconda settimana di settembre (catture quasi dimezzate).
Proseguono i trattamenti adulticidi con Exirel Bait su una piccola porzione di chioma, una “striscia” su tutte le piante sulla quale l’esca distribuita attira l’insetto che poi si posa sull’insetticida; un pizzico di fortuna ha consentito di poter effettuare la distribuzione del prodotto senza piogge e garantendo quindi la “copertura” del periodo efficace (ogni trattamento garantisce efficacia per 14 giorni) e con l’ultimo effettuato si potrebbe arrivare alla fine del mese di settembre, avendone ancora a disposizione uno e potendo intervenire in caso di necessità anche nei confronti di un eventuale aumento dell’ovideposizione con sviluppo delle larve, se l’infestazione attiva dovesse superare la soglia di intervento.
Il 15 settembre si è anche proceduto alla distribuzione di Active Dry e MicroSync-K-Si: il primo è un biostimolante ricco in acidi umici e fulvici (componenti dell’humus) che migliora qualità e pezzatura delle drupe e il secondo migliora le caratteristiche della polpa apportando potassio in forma chelata (ovvero in complessi con strutture più grandi) più facilmente assorbibile; si tratta degli ultimi trattamenti del protocollo di concimazione prima della raccolta, a cui farà seguito un successivo trattamento post-raccolta.
L’obiettivo immediato è quindi mantenere un basso livello di infestazione ma la prospettiva si sposta già in avanti, alla prossima stagione, ponendosi tre obiettivi principali:
- migliorare lo stato idrico della coltura (sia direttamente, con l’irrigazione che indirettamente con il miglioramento delle condizioni del terreno), fattore ormai fondamentale per garantire le rese;
- migliorare le condizioni del suolo (intervenendo le caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche) così da incrementare la capacità della pianta di resistere e reagire a stress di tipo parassitario e non;
- intervenire in modo da ridurre l’importanza della generazione svernante di mosca e diminuire la “dipendenza” dai trattamenti fitosanitari.