Durante l’estate ed a luglio in particolare si manifestano i maggiori problemi fitosanitari per l’oliveto ed il suo prezioso frutto. Il coltivatore deve essere molto attento e pronto a reagire per non compromettere tutta la produzione.
Una prima protezione c’è già: l’impiego del rame sulle chiome dopo la potatura. Questo intervento può essere ripetuto in autunno. Il rame può prevenire una delle patologie più comuni dell’olivo, il cosiddetto occhio di pavone, un fungo che si manifesta sulle foglie con macchioline nere tondeggianti (da cui il nome). Se non curato può diventare cronico e causare diversi danni, come l’ingiallimento delle foglie e la loro perdita. Inoltre agevola la presenza di altre patologie.
In ogni caso nella prima estate già si può manifestare il principale pericolo per la coltivazione dell’olivo. Si parla della mosca dell’olivo. A seconda dell’andamento climatico e della popolazione del parassita presente sul territorio, la mosca si manifesta: primi voli e prime punture sulle olive.
La mosca attacca il frutto, attacca l’oliva. Quando questa incomincia ad ingrandirsi e ad avere una polpa e soprattutto quando il nocciolo al suo interno incomincia ad indurirsi, la femmina della mosca punge l’oliva con il pungiglione addominale. E depone un uovo nella polpa dell’oliva. L’uovo si trasformerà in larva, si muoverà all’interno della polpa nutrendosi della stessa, si porterà vicino al nocciolo. Questa larva diventerà mosca adulta, si scaverà un foro di uscita e prenderà il volo. Se le condizioni climatiche e territoriali sono favorevoli al parassita, si arriva a tre o quattro generazioni infestanti. L’oliva subisce danni devastanti: quella colpita si deteriora, cade precocemente e in ogni caso se raccolta genera caratteristiche organolettiche sgradevoli. È dunque necessario vigilare ed intervenire. L’oliveto va monitorato, con trappole feromoniche o anche percorrendolo più volte e prelevando alcune olive per verificare la presenza delle caratteristiche punture sulla scorza dell’oliva. Quest’anno (2014) le prime punture si sono manifestate già ad inizio luglio. Molto presto, troppo presto. Questo perché molto spesso dopo annate di grande produzione seguono stagioni in cui si ha un aumento della popolazione della mosca. Uno dei fattori scatenanti è legato alle olive che cadono terra non raccolte: luogo ideale per farvi svernare la mosca dell’olivo. Inoltre quest’anno ci sono poche olive e quindi il danno è più rilevante per una semplice questione di rapporto.
Quando il grado di infestazione per le olive campionate supera il 12% per le olive destinate alla produzione di olio e il 4 % per le olive destinate alla mensa è necessario intervenire.
Le azioni possibili sono diverse: usare prodotti che hanno la funzione di dissuadere la puntura da parte della mosca (caolino, rame ecc.) o prodotti che hanno la capacità di uccidere sia l’uovo che le larve della mosca e che rimangono attivi sul frutto per certo numero di giorni (tempo di carenza). Esistono inoltre sistemi che utilizzano delle trappole a base di ferormoni per attirare gli adulti e limitare la popolazioni. Questi però risultano troppo costosi e di difficile applicazione sul nostro accidentato territorio.
In generale tutti i tipi di prodotti elencati vengono distribuiti sulla chioma della pianta con un irroratore: questo è collegato ad un tubo che arriva al serbatoio posto su di un trattore o comunque un mezzo agricolo. Lì c’è anche la pompa ad alta pressione. Il tubo deve essere srotolato lungo i terrazzamenti per arrivare a tute le piante. Si tratta di un lavoro molto faticoso: si cerca di intervenire solo quando il rischio di infestazione è importante. Del resto vi sono annate in cui tale pratica non è necessaria o viene limitata.
Un’altra patologia molto diffusa è la cosiddetta rogna dell’olivo. Ne è responsabile un batterio che si trasmette sulle ferite aperte e si diffonde durante la potatura, utilizzando attrezzi che si sono infettati su piante malate. La rogna si manifesta con escrescenza tuberose tondeggianti sui giovani rami. Questi vengono indeboliti e possono seccare.
La rogna si fronteggia con prodotti a base di rame ed utilizzando attrezzi sterilizzati. Peraltro con il rame si affrontano ancora altre patologie come la fumaggine: un fungo che si manifesta come uno strato fuligginoso che ricopre la superficie fogliare. Questa patologia è conseguenza spesso di altre infestazioni come quella derivata dalle cocciniglie o di condizioni vegetative non buone: ad esempio la scarsa circolazione dell’aria all’interno della chioma. Una condizione tipica di piante non potate in luoghi in ombra.
Esistono infine dei parassiti di minore importanza, ma, se trascurati, possono causare danni ingenti alla pianta ed al frutto. Si può ricordare allora la tignola dell’olivo: una farfallina le cui forme larvali si sviluppano a scapito delle foglie, ma soprattutto dei fiori e dei frutti. In questo caso si agisce con prodotti a base di piretro, utilizzando trappole oppure impiegando parassiti naturali della farfallina allevati e selezionati per questo scopo. Si parla dunque di lotta integrata con antagonisti naturali.
E purtroppo non si è ancora finito: altri pericoli che stanno apparendo sempre più minacciosi hanno l’aspetto del moscerino suggiscorza. Si tratta di un insetto che scava gallerie nel legno giovane, che ne risulta indebolito fino al disseccamento degli apici.
La mosca dell’olivo è sempre stato il maggiore flagello per l’olivo. A livello storico sono innumerevoli le testimonianze di infestazioni, danni e, ovviamente, di rimedi per porvi argine. Alcuni fra questi appaiono empirici e singolari. Altri, da fine XIX secolo, sono già orientati all’impiego di prodotti chimici. Però allora non si faceva attenzione né all’ambiente né ai tempi di efficacia.
I contadini riservavano massima attenzione alla richiesta della protezione soprannaturale. Il 25 aprile, ricorrenza di San Marco Evangelista, si compivano processioni ai limiti dell’abitato, là dove iniziavano i campi coltivati, nei pressi di piloni sacri, cappelle o croci votive. Si recitava dunque una formula protettiva nei confronti dei pericoli della Natura e della guerra, pregando per la buona riuscita di semine e raccolti.
Va inoltre segnalato che le olive non raccolte costituiscono un ambiente favorevole per l’incubazione delle larve di mosca e dunque per la diffusione del parassita. Oggi gli oliveti abbandonati (per fortuna in diminuzione in alcune aree) o la raccolta meccanizzata e molto veloce favoriscono la presenza di olive non raccolte. Questo anche se si utilizzano reti estremamente coprenti. Un tempo, quando la raccolta era manuale (e faticosissima), si andavano a cercare le olive cadute anche tra le pietre dei muri e lungo i sentieri mulattieri. Certo, a scapito della qualità del prodotto, ma non rimaneva neanche un’oliva a terra.