A febbraio, ormai. In Liguria, soprattutto in Liguria occidentale, la raccolta delle olive è ancora in atto. Anche il Consorzio di Tutela dell’Olio Extravergine di Oliva DOP Riviera Ligure ha vissuto sul campo l’esperienza attraverso la gestione di un oliveto ove si opera ormai da otto stagioni, monitorando metodi e costi di coltivazione. Uno degli obiettivi primari, da tempo, è quello di poter avere una soddisfacente raccolta ogni annata, superando la criticità del periodo di “carica” e di quello di “scarica”. In realtà l’olivo, letto dai più come produttore biennale, può essere gestito in modo oculato, lavorando con potature mirate e un’attenta concimazione, per poter giungere a risultati validi, oltre che costanti. Molti sono i fattori che devono essere tenuti in considerazione, ovviamente: le variabili climatiche, la presenza di parassiti. Ogni anno è una nuova sfida, soprattutto in Liguria, dovendo lavorare su terrazzamenti e in pendenza. In ogni caso, il risultato c’è. Nell’ultimi triennio si è sempre raccolto. Dopo due risultati molto importanti per le 145 piante dell’appezzamento nel vocato territorio di Lucinasco, si sono avuti 1021 kg di olive fresche, raccolte nell’immediato su reti mobili. L’operazione è stata portata a termine nei giorni del 24 e 25 novembre, superando alcune criticità legate alle abbondanti piogge autunnali. Nella fattispecie, volendo una buona resa in olio, è sempre sagace raccogliere non proprio a ridosso dell’apporto di acqua piovana. La resa in olio è nella media propria della Taggiasca, sul 20 %. Interessante, se rapportata a rese altrimenti minori in altre aree e soprattutto precedenti. I 204 kg di olio ottenuti, corrispondenti a 222 litri di eccellente prodotto, saranno ovviamente utilizzati, come sempre, per gli scopi di rappresentanza, comunicazione, testimonianza del Consorzio di Tutela. In prima battuta, poi, interessa, la visione operativa dei lavori che hanno interessato l’oliveto durante la stagione. Una concimazione mirata a fine febbraio, dunque, un apporto rameico a maggio in rapporto all’impellente allegagione. Lavorando all’aperto e in sicurezza, in fondo, la campagna ha dato una risposta alla pandemia in atto, facendoci capire il valore non tanto di un ritorno, ma dell’importanza del vivere e lavorare in campagna, all’aria aperta. A luglio è stata la volta dello sfalcio dell’erba, che si intende portare avanti, ora e sempre, in modo manuale senza l’ausilio dei disseccanti. La criticità della mosca olearia si è presentata in modo relativamente debole a fine luglio e ad ottobre, con i caldi umidi. La sfida dei prossimi anni è la sperimentazione di metodi il più possibile naturali per fronteggiare questa problematica. Infine risulta importante il dato oggettivo sui costi finali di produzione. Ovviamente il risultato è comprensivo di ogni passaggio, non solo in campo, ma anche in frantoio e in rapporto a certificazione e garanzia, come è per ogni bottiglia di olio DOP Riviera Ligure, cosa che rende limpido e rispettoso del pubblico l’intero percorso del prodotto. Gli 11,71 euro per un chilo di olio, corrispondenti ai 10,73 euro al litro, rendono ragione di una eccellenza ad indicazione geografica, riconosciuta come DOP e frutto di tanto lavoro su alberi preziosi e secolari. Non di meno, l’analisi della gestione dell’oliveto su otto anni ci porta altri dati rilevanti: una produzione di quasi 2000 kg medi all’anno per i 145 alberi, il che vuol dire una resa media annuale di una “quarta” ad albero. La quarta è la misura tradizionale ligure, che corrisponde a 12,5 kg di olive. In senso lato, è conferma di buona gestione sul medio-lungo periodo. Più elevato certo il costo dell’olio, cosa che deve fare riflettore in ogni caso sul valore della qualità, dell’eccellenza, che non può essere svenduta sul mercato, nel rispetto di chi lavora duramente in campo e di chi compra sapendo di acquistare cosa buona e di provenienza certa, simbolo storico secolare di una regione vocata.
PRODUZIONE E COSTI: LE STATISTICHE NEGLI ULTIMI OTTO ANNI