L’olivicoltore ligure divide l’annata in due tempi: quello passato a commentare il raccolto e quello passato a prevedere il raccolto. Dopo la potatura e la concimazione, è tempo di manutenzione e di previsione. Si fanno i muri a secco e già questa è un’arte. Si fa manutenzione dei macchinari. Lo sguardo però è sempre rivolto agli alberi per eccellenza, gli olivi. Si cerca di capire come procede l’allegagione e quindi si tenta di prevedere l’andamento della prossima raccolta.
Come abbiamo detto in precedenza, l’olivo ha un fiore ermafrodita (cioè sono presenti contemporaneamente sia l’organo femminile che quello maschile) con una infiorescenza paniculata. In parole semplici, “a pannocchia”. Nella cultivar taggiasca l’infiorescenza porta 18 fiorellini bianchi. Quest’anno la fioritura ha seguito un processo normale: si è protratta da metà maggio a metà giugno. Quindi cadono i petali e incomincia l’allegagione: se l’ovario è stato fecondato i suoi tessuti si ingrossano per dare vita al frutto. Da cui si trae l’olio.
Solo dopo sessanta giorni circa dalla piena fioritura si può capire come sia andata l’allegagione ovvero quanti fiori diventeranno frutti. Va detto che su 18 fiori, se ne sviluppano in frutto circa tre, in media. Sotto questa percentuale l’allegagione è scarsa. Inoltre la produzione dell’annata a venire sarà proporzionale al numero di nodi sulla parte terminale del ramo: infatti le gemme fiorali si sviluppano all’ascella delle foglie ed i frutti si avranno solo sul legno di un anno.
Le gemme a fiore compaiono a fine inverno, prima della ripresa vegetativa. L’annata che verrà sarà carente rispetto a quella precedente. Questo perché ci si trova di fronte al fenomeno dell’alternanza. L’olivo è comunemente considerato pianta a produzione biennale: ad un’annata di carico succede normalmente una di scarico. Ovviamente questa situazione può mutare, sia per le condizioni climatiche generali, sia per intervento umano: irrigazione e concimazione hanno il loro peso. In ogni caso ci si trova di fronte ad una problematica ancora in fase di studio. E questo pur coltivando l’olivo da centinaia d’anni !
Appare chiaro che la forte produzione dell’anno precedente abbia inibito la fioritura attuale (in fondo formato già nell’estate del 2013, dunque). Oltre a questo la grande quantità di frutto ha portato ad una raccolta lenta, posticipata: questo ha comportato più impegno per la fase vegetativa che per la fase riproduttiva.
Dunque il raccolto per l’annata 2014-2015 non dovrebbe essere notevole. Se però il clima sarà benevolo, con piogge ben distribuite dalla primavera del 2015 (anche se il nostro terreno è irrigato), giornate primaverili ed estive non umide, si potrebbe avere un’altra bella annata tra 2015 e 2016.
In Liguria ci sono quasi solo piante secolari: l’età della pianta è un’altra responsabile dell’alternanza. È necessario allora intervenire sull’equilibrio tra attività vegetativa ed attività riproduttiva.
Ecco allora l’importanza della potatura: bisogna capire quando i rami esauriscono la capacità di riprodursi. Basta vedere come si allungano le parti terminali dell’anno. Ovviamente un ramo esaurito cresce meno. Inoltre si può limitare l’attività vegetativa. Non bisogna avere paura di potare: l’albero si rinnova.
Nelle pagine precedenti si è parlato anche di concimazione: è importante apportare all’olivo gli elementi che regolano la riproduzione, come il boro. La concimazione fogliare può fornire un valido aiuto ed accelerare i tempi di riuscita.
In ogni caso, si preparano ulteriori interventi dopo l’allegagione.
L’alternanza a livello storico.
Nel 1621 i sudditi della valle di Oneglia cercano di sostituire una pesante tassa sull’olio loro imposta dal Duca di Savoia con un pagamento in una sola soluzione. Si trattava di mille scudi, ma era meglio di un pagamento annuale. Questo perché, si precisa in un memoriale conservato in archivio di Stato di Torino, “…l’ulivo dà il suo frutto di inverno di doi in doi anni…”. Le fonti storiche confermano l’alternanza anche quando le piante erano più giovani, ma, attenzione si potavano e si concimavano in modo meno efficace.
Per quanto riguarda tempi assai più vicini a noi, è utile osservare la statistica produttiva del territorio di quella che oggi è la provincia di Imperia tra 1909 e 1929 pubblicata da Nello Cerisola in “Storia delle industrie imperiesi”. In questo lasso di tempo l’analisi scientifica e quantitativa denota chiaramente l’andamento altalenante della produzione, in relazione al principio dell’alternanza annuale. Un dato rilevante è poi la grande produzione del 1917: l’anno precedente era stato contraddistinto da forti piogge, ben distribuite durante l’anno. Ed era periodo di guerra: la mancanza di braccia e di legna aveva convinto ad una potatura notevole rispetto agli usi di allora. I risultati si erano visti.