Abbiamo potato gli olivi, li abbiamo concimati, abbiamo pulito il terreno, abbiamo tremato per le condizione meteorologiche avverse ed abbiamo temuto per l’invadenza dei parassiti. Giunge il momento di raccogliere il frutto dei nostri sforzi e della nostra passione. La raccolta delle olive in Liguria è oltremodo difficile: i terrazzamenti sono quasi sempre molto stretti. La meccanizzazione è ridotta al minimo. È importante ridurre lo sforzo degli operatori e velocizzare le operazioni di raccolta. Per questo abbiamo abbassato o ridotto la chioma delle piante e da qualche anno si utilizzano scuotitori elettrici. Il momento della raccolta dipende fortemente dall’ esposizione e dalla altitudine della campagna. Ad una maggiore quota le olive maturano più tardi. Peraltro nei siti esposti a sud (ovvero al “domestico”, come si dice in Liguria occidentale) la maturazione incomincia prima. In generale per avere un buon contenuto in olio e quindi una resa migliore dovrebbero essere presenti sulla fronda un certo numero di olive invaiate (ovvero variate di colore dal verde al nero con tutte le tonalità intermedie). Nel nostro oliveto le olive sono maturate in anticipo rispetto alla precedente annata. Inoltre le piante non hanno una rilevante quantità di olive. L’attesa è pericolosa, dato che i forti venti liguri potrebbero determinare la caduta a terra di buona parte del prodotto. L’oliveto della Riviera Ligure prevede la ricerca della maggiore qualità possibile: non vi sono reti fisse disposte sotto gli alberi. Si procede dunque con un impianto a rapida movimentazione. È stata organizzata una squadra di cinque operai, con reti non molto lunghe, ma larghe in modo sufficiente da coprire una fascia terrazzata e parte di quella sottostante. Per questo le reti vengono spostate progressivamente. Le olive sono così raccolte in modo rapido, hanno sicuramente il vantaggio di essere appena state tolte dall’albero e si risparmia manodopera, soprattutto per chi ha molti terreni da gestire. Per staccare le olive dalle fronde invece si adoperano i cosiddetti agevolatori meccanici. Si tratta di aste allungabili in materiale elastico e leggero alla cui estremità sono poste delle bacchette, alimentate da un motore elettrico collegato ad una batteria ricaricata ogni giorno. L’azione dei pettini sulle fronde fa cadere le olive. Il frutto raccolto viene trasferito dalle reti in cassette di plastica, forate e della capacità di circa 20 litri. L’impiego delle cassette è stato adottato dagli olivicoltori da circa un decennio: in questo modo le olive rimangono fresche ed arieggiate. Il conto finale è presto fatto: in una giornata a mezzo di lavoro sono stati raccolti 787 chilogrammi di olive, corrispondenti a 63 misure della unità storica adottata in Liguria (la “quarta”). Una volta portate al frantoio la resa è stata di 154 chilogrammi di olio per una percentuale del 19,5 %. Tale percentuale è comunque interessante, in rapporto alla raccolta precoce effettuata quest’anno. Si tratta di una delle caratteristiche moderatamente positive di un’annata comunque difficile. Ovviamente la minor quantità di frutto sull’albero corrisponde solitamente ad una resa migliore. A conti fatti, il quantitativo di olive raccolte rispetto all’annata precedente è stato ridotto di oltre il 50%. La campagna trascorsa è stata però eccezionale. L’attuale invece è di effettiva “scarica” con quantità nettamente inferiori. Considerando l’andamento climatico successivo, il risultato può essere soddisfacente. E questo anche perché si è intervenuto in modo ottimale con la potatura e si è sostenuta l’allegagione.
Azioni | Costi (al netto dell’IVA) |
Costo di raccolta di 787 kg di olive | 700,00 |
Costo per la frangitura di 787 kg di olive | 156,10 |
TOTALE (AL NETTO DELL’IVA) | 856,10 |
Ed una volta ? La raccolta di un tempo era davvero lunga, difficile e faticosa. E il passato è molto vicino a noi. Ancora oggi c’è chi fa scendere il frutto dall’albero con aste di legno di castagno o nocciolo (“trappe”) o di bambù, più leggero, ma anche fragile e non molto flessibile. Fino al secondo dopoguerra si raccoglievano le olive a mano, una per una, con l’impegno di centinaia di donne provenienti da Liguria interna, Piemonte ed Emilia (le “Sciascieline” o “Montagnine”). Si potevano peraltro utilizzare anche grandi teloni di tessuto: fino a cinquant’anni addietro si vedevano ancora impiegati i tendaggi lasciati dai tedeschi in ritirata dall’Italia. Per un certo periodo si è anche vista in vendita un singolare attrezzo con manico e cilindro capace di pungere a terra le olive, traendole via. Una soluzione che sopperiva alla mancanza di mano d’opera, ormai troppo cara, ma molto dannosa per il frutto. Da poco più di quarant’anni sono arrivate finalmente le reti plastiche. Le prime in nylon finirono miseramente attorcigliate agli alberi alla prima burrasca di vento ligure. Successivamente sono state prodotte reti di ogni misura, resistenza agli agenti atmosferici e maneggiabilità. Il loro costo è comunque considerevole. In molti centri liguri è in uso l’impianto di reti fisse, cucite tra loro. Anche in questo caso è necessaria una macchina cucitrice di costo non indifferente.