Finalmente ha piovuto, ma le abbondanti precipitazioni delle ultime settimane e le temperature in forte rialzo rendono l’olivo sensibile agli attacchi dei patogeni fungini anche se in questa fase fenologica è ancora relativamente poco sensibile, caratterizzato da una ripresa vegetativa sempre più marcata. La situazione fitopatologica è relativamente tranquilla, però è necessario porre massima attenzione nei confronti dell’occhio di pavone. Sarà utile intervenire con prodotti rameici ad azione preventiva come poltiglia bordolese, in dosi tra 500 e 750 ml/100 l, tempo di carenza medio di 14 giorni; rame idrossido anche in formulati a base terpenica in dose 200 ml/100 l con tempo di carenza medio di 20 giorni. Il tutto considerando la buona persistenza al dilavamento.
Le infezioni di Spilocea oleaginea (occhio di pavone) sono in agguato, favorite da umidità associata a temperature miti, con un intervallo favorevole per lo sviluppo delle infezioni tra 10 e 24 °C che consentono la germinazione delle spore diffusione (conidi). La comparsa dei sintomi può avvenire dopo un periodo di incubazione più o meno lungo (da 2 settimane a 3 mesi). Ai trattamenti anticrittogamici (che hanno effetti anche sulla rogna e su altre patologie secondarie) si possono abbinare le prime distribuzioni di biostimolanti e concimi fogliari a base di rame complessato (nelle forme idrossido e solfato). È bene tenere presente che i prodotti hanno una diversa velocità di azione: la poltiglia bordolese ha un’azione più lenta, mentre la rapidità aumenta per gli idrossidi e ancora per gli ossicloruri (quindi questi ultimi possono essere più indicati nel periodo primaverile in cui si alternano piogge e temperature progressivamente più elevate). Il rame è un tipico esempio di prodotto di copertura che crea una barriera alle infezioni fungine; va sempre ricordato il limite di 28 kg/ha in 7 anni di rame metallo fissato dalla normativa vigente (ovvero una media di 4 kg/ha per anno), considerando anche le concimazioni e i biostimolanti. Un effetto “collaterale” del trattamento rameico è la possibile caduta delle foglie anche solo parzialmente colpite dal fungo.
In considerazione di queste limitazioni si può fare ricorso alla dodina, sostanza attiva (classe delle guanididine) ad azione sia preventiva che curativa, dotata di limitata mobilità nei tessuti fogliari (prodotto translaminare), da distribuire in dosi da 100 a 170 ml per 100 l di soluzione; per chi aderisce al disciplinare di lotta integrata della Regione Liguria è ammesso 1(uno) solo trattamento all’anno.
Un’ulteriore alternativa, utilizzabile in agricoltura biologica, è costituita dal bicarbonato di sodio (o da quello di potassio), prodotti che aumentano il pH dei tessuti vegetali e in generale le condizioni sulla superficie delle piante e creano un ambiente sfavorevole allo sviluppo fungino, inibendo il metabolismo delle ife fungine; il bicarbonato di sodio si trova in preparati commerciali che non necessitano di abilitazione all’acquisto dei prodotti fitosanitari (patentino) in quanto reperibile per uso agricolo sia come sostanza di base che come corroborante, mentre il bicarbonato di potassio è un fitosanitario a tutti gli effetti acquistabile solo da soggetti abilitati. Le dosi variano da 5 a 7,5 kg/ha, con un limite di 6 trattamenti all’anno in agricoltura biologica.
Vi sono ancora ulteriori alternative, della quale si parlerà nella prossima comunicazione. In questo periodo, con il progressivo rialzo delle temperature, è molto importante ricominciare il monitoraggio della mosca olearia.