Da alcuni anni, a partire dalla stagione olivicola 2018/19, si sono moltiplicati i rinvenimenti di anomali rigonfiamenti rameali su olivo. Detti rigonfiamenti appaiono, a prima vista, simili a quelli osservabili in presenza di attacchi della ben nota rogna dell’olivo, causata da Pseudomonas savastanoi . Tuttavia, ad una osservazione più attenta, all’interno dei rami deformati sono presenti cavità atipiche per la rogna. Successive e metodiche osservazioni hanno reso possibile osservare gallerie con la presenza di larve associabili a Euzophera bigella o a E. pinguis, due lepidotteri di piccole dimensioni che, dalla deposizione dell’uovo all’interno delle screpolature dei fusticini, scavano gallerie alimentari all’interno degli stessi, causando la descritta deformazione dei tessuti. Le osservazioni si sono moltiplicate un po’ in tutta la Liguria e anche in aree olivicole della Toscana e della Lombardia, soprattutto a carico di coltivazioni di olivo sottoposte ad ordinarie pratiche colturali e di nutrizione, compresi gli oliveti allevati secondo pratiche di agricoltura biologica. Al contrario, oliveti abbandonati o non regolarmente concimati hanno mostrato attacchi decisamente più contenuti, se non totalmente assenti. Presumibilmente, questo insetto predilige tessuti e strutture idropiche e tenere e male si adatta a tessuti più poveri e “induriti” dall’assenza di pratiche costanti di coltivazione. La difesa nei confronti di questi parassiti rameali appare complessa, non potendo utilizzare insetticidi sistemici, o almeno citotropici. La potatura con l’abbruciamento o il compostaggio dei residui delle potature stesse sono pratiche agronomiche applicabili, mentre sono in corso di valutazione messi biologici (es. funghi entomopatogeni), la cui efficacia deve ancora essere dimostrata.