Anticipo o no? In attesa che le precipitazioni mobilizzino i prodotti per la nutrizione appena distribuiti nell’oliveto, iniziamo a programmare gli interventi di potatura, necessari per mantenere una chioma in equilibrio tra vegetazione e produzione.
La diffusa tendenza ad anticipare le operazioni di taglio nella prima parte della stagione invernale consente una riduzione di tempi e costi di intervento, ma influisce negativamente sia sulla capacità di rimarginare le ferite in caso di repentini abbassamenti termici sia sulla risposta vegetativa della pianta, con emissione di ricacci molto vigorosi e conseguente minore produzione di fiori. Meglio aspettare la fine dell’inverno e intervenire in modo moderato con interventi volti a mantenere giovane la chioma.
In questo modo si rispetta il riposo vegetativo e si evita la depressione del potenziale produttivo tipica delle potature tardive; nell’olivo le infiorescenze di formano sul legno di un anno.
L’assenza di potatura produce nel lungo periodo chiome fitte e dense, nelle quali si ha minore differenziazione delle infiorescenze (mignole) e caratterizzate da un microclima che favorisce gli attacchi di funghi e insetti (cotonello, cocciniglia mezzo grano di pepe) e quindi più attrattivo per la mosca olearia. Va considerata anche la maggiore difficoltà nelle operazioni di raccolta. I succhioni prendono il sopravvento e la vegetazione tende a spostarsi verso l’alto. Le porzioni di chioma poco illuminate sono poco produttive e caratterizzate da scarsa o nulla produzione di fiori e, di conseguenza, di frutti.
Potare più spesso ha costi più elevati, ma consente di ridurre l’alternanza di produzione, a patto di evitare l’asportazione di molto materiale legnoso.
Impiegare attrezzature affilate e sanificare la lama almeno tra un taglio e l’altro consente di ridurre l’incidenza di avversità come la rogna, causata dal batterio Pseudomonas savastanoi che penetra attraverso lesioni e ferite.