Anche questa settimana l’oliveto dimostrativo di Lucinasco ci ha riservato una fase tranquilla, nella quale abbiamo potuto proseguire il nostro approfondimento sulla rogna. In questa fase le vie di ingresso per il patogeno (il batterio Pseudomonas savastanoi pv. Savastanoi) sono le microferite determinate durante la raccolta mediante l’uso degli agevolatori. Tra i metodi di lotta a questa affezione ci concentreremo ora su quelli che impiegano batteri antagonisti di quelli parassiti, come, appunto, l’agente della rogna.
L’agente della rogna penetra attraverso le piccole ferite e si insedia nei vasi xilematici (quelli che trasportano la linfa grezza dalle radici alla chioma, nei quali il flusso è ascendente, cioè va verso l’alto); dopo un periodo variabile da 30 a 90 giorni si ha la formazione dei tubercoli, piccoli tumori che la pianta sviluppa per cercare di contenere l’infezione.
Da alcuni anni è possibile intervenire utilizzando ceppi di batteri antagonisti, fra i quali uno dei più promettenti è il Bacillus subtilis ceppo QST 713: si tratta di un tipo di batteri comunemente presente nel terreno: noto in natura compete con funghi e altri batteri per lo spazio e i nutrienti (si parla infatti di “nicchia ecologica”). I prodotti disponibili sul mercato sfruttano, per l’appunto, questa capacità, oltre a quella di stimolare un meccanismo di resistenza della pianta al parassita. Di fatto sono prodotti utili anche ad altre problematiche delle piante frutticole.
Si parla dunque di un metodo di lotta biologica a ridotto impatto ambientale e di tipo preventivo con il quale è possibile contrastare l’insediamento e la diffusione del batterio parassita; la sua tossicità acuta, cioè legata alla singola esposizione a quella sostanza è piuttosto bassa.
Va distribuito a livello fogliare con le normali attrezzature utilizzate per la distribuzione dei prodotti fitosanitari, con volumi d’acqua nell’ordine dei 500 l/ettaro (50 l/1000 m2) un massimo di 6 volte l’anno, con un turno minimo tra le applicazioni di almeno 5 giorni. Il periodo di utilizzo va dalla comparsa delle foglie alla raccolta. Si devono utilizzare disposizioni di protezione individuale di base ed è necessaria l’autorizzazione all’impiego di fitofarmaci (patentino).
Il ceppo batterico di cui si parla, seppure noto da parecchi anni, è utilizzabile sull’olivo solo dal 2021. In questo caso può essere impiegato anche per il contenimento della lebbra e dell’occhio di pavone. Si nota che quest’ultima avversità è stata rilevata in Oliveto della Riviera Ligure nella fase mediana del periodo estivo, seppure con attacchi piuttosto limitati.
Bacillus subtilis mostra anche una certa capacità di induzione di resistenza delle piante ma…ne parleremo prossimamente.
Ora è tempo di farvi i migliori auguri di un Buon Natale…!