Le giornate con temperature molto miti e assenza di precipitazioni si susseguono. Le infezioni (localizzate) di occhio di pavone continuano a essere presenti e proprio per questo abbiamo provveduto al prelievo di un campione di foglie da alcune piante dell’oliveto dimostrativo per un’identificazione più precisa del fungo, insieme ad un campione di olive sfuggite alla raccolta da impiegare per il monitoraggio della mosca. Dopo aver esaminato le possibilità di utilizzo del rame, questa settimana valutiamo le alternative possibili.
Ci sono alternative al rame e quindi alla possibilità di effettuare interventi preventivi? La risposta è affermativa e comprende prodotti e metodi molto diversi tra loro.
La dodina, sostanza attiva fungicida in grado di essere traslocata in modo locale (all’interno della foglia) ha un effetto anche curativo e può essere impiegata fino a prima della fioritura, quindi dopo il periodo di applicazione del rame che potrebbe interferire con la fioritura stessa; inoltre è possibile trattare anche in post raccolta, come nel periodo attuale, per diminuire l’inoculo del fungo. Uno dei vantaggi dell’uso di prodotti a base di dodina è quello di non provocare la caduta delle foglie come invece accade abitualmente con i prodotti a base di rame. La maggior parte dei prodotti fitosanitari a base di questa sostanza attiva è stata revocata negli ultimi anni; l’intervallo di sicurezza (il “tempo di carenza”) dei prodotti utilizzabili è di 7 giorni, aspetto da tenere sempre presente per il loro utilizzo in sicurezza.
I pittogrammi di pericolo dei prodotti a base di dodina
Tra i prodotti impiegabili, registrati per l’utilizzo su olivo, vi sono quelli a base della sostanza attiva Pyraclostrobin che presenta un tempo di carenza di 21 giorni con un massimo di due trattamenti all’anno, da eseguirsi dall’emissione delle nuove foglie all’ingrossamento dei frutti e comunque da sospendere almeno 100 giorni prima della raccolta.
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Ricordiamo il Bacillus subtilis ceppo QST 713 (ora classificato come Bacillus amyloliquefaciensis), una “vecchia conoscenza” in quanto ne abbiamo già trattato in occasione delle “pillole” relative alla rogna: questi batteri presentano un ridotto ambientale e possono essere impiegati alla stregua dei “classici” prodotti fitosanitari, con volumi di acqua normali (500 litri/ettaro) e sono impiegabili fino alla raccolta, a scopo preventivo. Agisce per contatto ed è utilizzabile fino alla raccolta, per un massimo di 6 trattamenti/anno. Questo batterio è anche un induttore di resistenza che stimola nella pianta la “resistenza sistemica acquisita”. Si tratta di un prodotto impiegabile anche in agricoltura biologica.
Nessuna indicazione
La nostra carrellata proseguirà ed esamineremo il meccanismo d’azione dei prodotti e i codici FRAC…prossimamente…