
La stagione ricomincia, anzi non si è mai fermata davvero: l’ennesimo inverno mite ha prolungato il calendario di raccolta delle olive in molte aree e ha già condizionato il 2025. In questo periodo nell’oliveto dimostrativo stanno iniziando le operazioni di potatura e si prevede di completarle in breve tempo. Al termine di queste sarà probabilmente effettuato un trattamento fitosanitario al fine di contenere la diffusione di avversità come la rogna.
Perché potare? A fronte dello stress subito (i tagli di potatura sono ferite a tutti gli effetti), la chioma dell’olivo viene rinnovata attraverso la riduzione delle branche esauste, si ha lo stimolo all’emissione di nuovi rami anche grazie alla maggiore illuminazione della parte più interna della chioma e si riduce l’ombreggiamento reciproco tra le diverse ramificazioni. Da ciò traggono giovamento i processi legati alla formazione dei frutti e la stessa crescita dei nuovi germogli che vengono depressi nel caso in cui si abbia una riduzione dell’illuminazione. Giusto per citare alcuni dei vantaggi (ma non tutti).
Si tratta di un’operazione costosa e impegnativa da gestire bene e organizzare al meglio. L’annata 2024-2025 è stata caratterizzata da produzioni elevate, anche se disomogenea nei diversi areali che ha seguito due-tre annate di scarsa (se non nulla) produzione. Forse la possiamo considerare l’operazione più costosa in assoluto tra quelle da effettuare in oliveto ma sicuramente una di quelle in grado di incidere maggiormente sull’equilibrio tra vegetazione e produzione, soprattutto sul noto fenomeno dell’alternanza che, nonostante i progressi nella tecnica colturale, per molti è considerato quasi inevitabile (ma è davvero così?) e che, insieme ad altri fattori, limita fortemente le prospettive di sviluppo dell’olivicoltura nella nostra regione: “quest’anno non concimo, tanto prevedo una “scarica” e quindi limito i costi”. Solo che così si peggiora ulteriormente la situazione, riducendo la capacità delle piante di mobilizzare le riserve anche nelle annate più difficili.
Nell’oliveto dimostrativo i turni gli ultimi interventi di potatura sono stati effettuati tre anni fa ma la struttura delle piante è ben impostata su tutte le 137 piante che lo compongono: una sorta di vaso classico impostato su due-branche, dotato di un buon equilibrio vegeto-produttivo.
Attualmente iniziano a notarsi sia l’inizio di un certo ombreggiamento di alcune parti della chioma che l’esaurimento delle ramificazioni più vecchie (quelle che tre-quattro anni fa erano “nuove”). Si tratta di una scelta intermedia tra la potatura a cadenza annuale che è sicuramente più veloce ma richiede comunque un costo elevato e un impegno di tempo non indifferente e un turno biennale.
Al momento prevediamo di mantenere questa impostazione della chioma, dato il buon equilibrio raggiunto dalle piante che consente anche una ottimale gestione della difesa fitosanitaria (la dinamica della mosca olearia è molto legata alla possibilità di sopravvivenza estiva degli adulti nelle parti più dense e fresche della chioma). L’importante è spostare il “baricentro energetico” dell’olivo verso il basso, evitando che la naturale tendenza, che porta la parte superiore ed esterna della chioma ad essere quella che riceve più luce, e di questo beneficia, prenda il sopravvento e le piante “scappino”. Capita talvolta di osservare piante di questo tipo che vengono letteralmente castigate, diventando “acefale” ovvero senza sommità e quindi senza rinnovazione degli apici, mentre la mancanza di questi ultimi determina un calo nella produzione di auxine, ormoni vegetali che inibiscono lo sviluppo delle gemme sotto quella apicale che si traduce in uno squilibrio tra le diverse parti della chioma.
L’impalcatura dell’olivo incide anche sui costi e sui tempi della raccolta e sulla sicurezza degli operatori. Le scale altissime per la potatura sono ormai un ricordo ma qualche oliveto, soprattutto nell’entroterra più profondo, conserva ancora altezze ragguardevoli.
Osservando una pianta di olivo dobbiamo tenere conto anche del rapporto tra la superficie fogliare, il volume della chioma e il volume complessivo dell’apparato radicale. Una corretta potatura deve essere inserita nel contesto di una corretta gestione colturale, altrimenti da sola risolve ben poco anche se si adottano tecniche “innovative” che poi innovative lo sono in parte (di vaso policonico, una delle forme di allevamento più in voga e probabilmente una delle migliori in termini di rispetto delle esigenze dell’olivo e dell’olivicoltore, si parlava già prima degli anni ’50).
Durante l’inverno ci siamo dedicati anche a fare i conti e a valutare l’andamento della stagione. Nelle prossime settimane, oltre a dare conto delle attività effettuate in oliveto (concentrandoci in particolare sul monitoraggio fitosanitario e sui risultati delle strategie adottate), parleremo dell’andamento agro-climatico del 2024, senza dimenticare gli approfondimenti sui nuovi progetti in corso di cui si anticipano alcune immagini.